Giunge alla sua quarta edizione un Festival che porta nel capoluogo meneghino diverse forme rappresentative dell’arte contemporanea greca, dove brillano vitalità e talenti nonostante la grave crisi economica che da tempo schiaccia il Paese egeo. La rassegna pone l'attenzione sulla Grecia come crocevia con l'Oriente, elemento distintivo di una cultura caratterizzata dall'amalgama intenso di elementi europei, ottomani e balcanici. Nella sede del Piccolo Teatro Studio sono previste tre giornate di spettacoli recitati in lingua originale e una performance di danza presentata da una compagnia turca. L’8 marzo, alle 19.30, con M.E.R.Ù.L.A. debutta il Teatro Nazionale di Grecia, membro dell'UTE e partner del Progetto Mediterraneo. La regia è di Lena Kitsopoulou e Maria Protopappa, scene e costumi sono di Elli Papageorgakopoulou, le musiche a cura di Lena Kitsopoulou e Maria Protopappa. L’interprete è Maria Protopappa. Il monologo vede una donna che parla con il pubblico, con se stessa, con tutto ciò che le accade intorno. In un respiro, le sue parole si riversano, commoventi, dolci e amare, sarcastiche, a volte quasi divertenti... Un fiume di parole che ci trascina in un mondo tutto personale, ma che ci è anche molto familiare.
Il 9 Marzo alle 20.30, Teatro Stabile dell'Umbria con Teatro Brunello Cucinelli, Emilia Romagna Teatro e Teatro Attis presentano EREMOS, diretto da Teodoros Terzopoulos che costruisce pure le scenografie abitate da Paolo Musio, con la partecipazione di Teodoros Terzopoulos su testi di Carlo Michelstaedter ed Eracleto. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione tra il maestro Terzopoulos, regista di fama internazionale e Paolo Musìo, attore per Testori, Ronconi e Nekrosius. I materiali testuali sono stati tratti dallo stesso Paolo Musìo dall'opera “La persuasione e la Rettorica” di Michelstaedter (Adelphi) e costituiscono gli scritti per una tesi di laurea in filosofia che l'autore non discusse mai, per essersi tolto la vita appena ultimato il lavoro. Eremos è caratterizzato da una comunicazione frontale, elementare, si rivolge a tutti. Nasce dalla necessità di cercare in profondità nella grande tradizione del teatro classico gli strumenti per comunicare in un mondo che deve fondare di nuovo le regole della convivenza. Nasce dalla necessità di tornare ad interrogare le radici della nostra cultura sul senso della vita, morte, dolore, io, natura, altro da sé. L’indagine è condotta 'a caldo' da una voce isolata in un maniacale flusso di parole cui dà corpo il protagonista, con l’eventuale partecipazione di Terzopoulos come regista in scena.
Sabato 12 marzo, alle 19.30 si apre la piattaforma di danza contemporanea con SEK SEK, interpretato dalla Taldans Dance Company, Turchia. L’Ideazione e la coreografia sono di Mustafa Kaplan e Filiz Sizanli, i quali interpretano lo spettacolo prodotto da CATI Contemporary Dance Artist Association di Istanbul assieme al Centre National de la Danse de Paris. I costumi sono di Petra. La performance vede i corpi di un uomo e di una donna quando sperimentano le forze opposte e cercano un equilibrio tramite il loro reciproco influsso. Lavorano in scala e utilizzano il corpo come unità di misura, misurando lo spazio e il rapporto dei corpi all'interno di esso. Lo stesso corpo, tuttavia, può essere considerato come superficie e come suolo sul quale è anche possibile camminare... Questo spettacolo ha girato il mondo e per la prima volta è rappresentato a Milano nello stesso giorno in cui viene presentata l'opera di Antonis Foniadakis, con l'intento di creare un crocevia tra Grecia e Turchia: una piattaforma di dialogo attraverso la danza moderna. Subito dopo è la volta di La sagra della primavera, con la Apotosoma Dance Company dalla Grecia e le coreografie di Antonis Foniadalkis su musica di Igor Stravinskij. L'interprete è la talentuosa Ioanna Toumbakari. Andonis Foniadakis e Mustafa Kaplan, i due coreografi provenienti da Grecia e Turchia, si alternano nell'esprimere il linguaggio internazionale della danza contemporanea.
Per concludere il bel Festival, al Blue Note di Milano, luogo d'avanguardia musicale, si esibiranno il 13 marzo alle ore 21 i solisti dell'Orchestra Estudiantina Neas Ionias, con la partecipazione speciale di Moni Ovadia, in un concerto intitolato Da Smirne al Pireo. E’ un affresco musicale dedicato al periodo in cui sono state incise, per la prima volta, canzoni greche su dischi a 78 giri, a Smirne e Costantinopoli. Una storia terminata ingloriosamente a causa dei tragici avvenimenti storici, culminati con la cosidetta «catastrofe dell'Asia Minore» del 1922. La musica ritrova però la sua strada e rinasce attraverso le vite dei profughi greci che dapprima si insediano al Pireo e poi in ogni angolo della Grecia. I ricordi e i rimpianti della civiltà greca al suo apice hanno dato forma a un nuovo movimento musicale: il Rembetiko. Moni Ovadia conosce e ama le canzoni del genere del Rembetiko e in particolare questo gruppo di straordinari musicisti, che faranno vivere al pubblico un'esperienza musicale unica.
Il tutto sarà accompagnato da una mostra, INTERSECTIONS – HETEROTOPIAS, Lo spazio riflesso nell'arte contemporanea greca, a cura di Katerina Koskina, promossa dalla Provincia di Milano e l’Assessorato alla cultura e dal Museo di Stato d’Arte contemporanea di Salonicco. Resterà esposta allo Spazio Oberdan dall’11 marzo al 1 maggio 2011 con ingresso libero. L’inaugurazione è prevista giovedì 10 marzo alle ore 18.00. Troviamo, collocate in una nuova dialettica, due installazioni realizzate indipendentemente da due tra i più importanti artisti greci: Lizzie Calligas e George Hadjimichalis. Nella serie “Metoikesis”, Lizzie Calligas fotografa le statue antropomorfe (Korai) nel Vecchio Museo dell’Acropoli nel 2007, immediatamente prima del loro trasloco nel Nuovo Museo dell’Acropoli, congelando nel tempo il momento della loro ricollocazione, la loro ‘metoikesis’ o trasloco, un momento di partenza e perdita. George Hadjimichalis presenta l’installazione mixed-media “Hospital”, realizzata per la prima volta nel padiglione della Grecia alla 51° Biennale di Venezia del 2005. Secondo Foucault, un ospedale “è una congiunzione tra spazio, linguaggio, morte e sguardo”. La mostra offre, grazie ai tratti comuni tra le due opere e tra le questioni che pongono, le possibili basi di una nuova cornice teorica e di una nuova interpretazione.
(Per ulteriori informazioni: www.milanoincontralagrecia.com)
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